Le aree protette come centri di addestramento per i cani da caccia. La proposta è del senatore leghista Giacomo Stucchi che lancia l'idea del 'federalismo venatorio', affidando alle Regioni la competenza di decidere se e quali zone di parchi regionali e nazionali destinare all'addestramento dei segugi. Una proposta che il presidente del Copasir ha ripresentato anche in questa legislatura, dopo un paio di tentativi andati a vuoto in precedenza. La finalità della proposta è quella di "contribuire al rilancio dell'economia nelle aree protette, favorendo lo svolgimento di attività legate all'addestramento di cani da caccia, anche attraverso la diffusione del turismo cinofilo", spiega il parlamentare bergamasco del Carroccio, componente dell'intergruppo parlamentare 'Amici del Tiro, della Caccia e della Pesca'. Non si tratta di attività venatoria, si affretta a precisare Stucchi nella relazione che accompagna l'articolato della proposta. Tuttavia, "è consentito -come recita l'articolo 2 della proposta- l'abbattimento, durante le gare cinofile, della fauna allevata, previamente immessa che, ad ogni effetto di legge, non e' considerata selvatica". L'attivita' svolta nei campi per l'addestramento dei cani "non si configura in alcun caso come una forma di esercizio venatorio".
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