"Ci aspettiamo che, nel nuovo Dpcm che aggiornerà l'architettura istituzionale della nostra cyber security, il governo getti le basi per un progetto italiano che faccia leva sulle conoscenze e le capacità scientifiche e tecnologiche di tutto il Paese, coinvolgendo università e settore privato, insieme al Comparto Intelligence ". A dirlo a Cyber Affairs è Giacomo Stucchi, senatore della Lega Nord e presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che vigila sull'operato dei Servizi segreti. "Non è vero", rimarca Stucchi, "che l'Italia non abbia le competenze e le compagnie necessarie ad occuparsi di un tema così delicato come è stato detto a seguito degli ultimi attacchi hacker subiti dal nostro Paese. Indubbiamente bisognerebbe investire di più nel settore e promuovere modifiche normative, ma abbiamo già tante piccole realtà, spesso sconosciute, che hanno realizzato prodotti di qualità nel campo della sicurezza informatica". "La cyber security è la nuova frontiera della sicurezza globale", dice il senatore. Quel che ancora manca, conclude il presidente del Copasir, "è la creazione di specifici prodotti strategici per la sicurezza nazionale, il cui codice - che potremmo definire un 'Codice Italia' - resti nella sua interezza solo nelle mani di uno o pochissimi soggetti posti ai più alti livelli dello Stato. Si tratta di un progetto - rimarca Stucchi - che contiamo di realizzare e sul quale hanno già puntato altri Paesi avanzati. Tuttavia, per riuscire nell'intento, dovremo unire le migliori menti dell'accademia, della ricerca e delle imprese. Il vero algoritmo è la sicurezza. Per questo servono pensieri strategici".
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