Per il presidente del Copasir, dopo gli attentati in Francia e Belgio, si sta
assistendo a un incremento dello "sharing di informazioni" fra i paesi Ue. Ma
non basta: chi non condivide "depotenzia la lotta" contro un "nemico possente"
- Il terrorismo e' un "nemico comune" e la
lotta per il contrasto di questo fenomeno e' una "battaglia comune". Per
combatterla, un punto fondamentale e' la condivisione delle informazioni di
intelligence fra i paesi europei. Lo afferma il presidente del Copasir, Giacomo
Stucchi. Una lezione - sottolinea Stucchi - che, dopo gli attentati a Parigi e
in Belgio, comincia a essere tenuta in maggiore considerazione. Dai fatti del
Bataclan in poi - nota Stucchi - la postura dei francesi "e' forse cambiata" e
si e' senza dubbio assistito a un incremento dello "sharing di informazioni" fra
i paesi Ue. Tuttavia, quelli che mettono in condivisione a livello europeo "sono
molti, ma non tutti". Fra questi, - prosegue - lo scambio di informazioni in
materia di contrasto al terrorismo "e' a un livello molto elevato". Per il presidente del Copasir,
dopo gli attentati in Francia e Belgio, si sta assistendo a un incremento dello
"sharing di informazioni" fra i paesi Ue. Ma non basta: chi non condivide
"depotenzia la lotta" contro un "nemico possente" Il problema - nota il presidente del Copasir - viene dal fatto che alcuni
paesi non partecipano ancora a tale condivisione, un dato che "depotenzia la
lotta" contro un "nemico possente" come il terrorismo, un nemico pienamente
determinato a distruggere l'Occidente. Un problema cruciale per quanto riguarda
la condivisione di intelligence a livello internazionale sta anche nel fatto -
sottolinea Stucchi - che tali informazioni sono detenute dalle procure dei
singoli paesi: essendo protette da segreto istruttorio, e' di fatto impossibile
condividerle. Per questa ragione "bisogna trovare una soluzione per permettere
di agire su tutto il territorio occidentale". La necessita' prioritaria oggi -
avverte Stucchi - e' "interloquire sul terrorismo con le procure europee",
perche' - conclude - "se una persona e' indagata per terrorismo e arriva nel mio
paese devo poter indagare su questa persona".
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