"Non è da escludere che l'obiettivo
fosse proprio colpire appartenenti alla comunità italiana, anche se non mi sento
in questo momento di confermarlo in via definitiva. Quel locale era frequentato
da occidentali e in particolare dagli italiani. Che solitamente ce ne fossero
tanti in quel posto era noto". Lo afferma il presidente del Copasir, Giacomo
Stucchi, in un'intervista al QN. "Vogliono colpire
un Paese attaccando i suoi cittadini, indipendentemente che questo avvenga a
Dacca, a Bagdad, a Roma o a Milano. Uccidendo lanciano un segnale", osserva
Stucchi. "Noi, i francesi, gli americani e i belgi
ai loro occhi siamo infedeli. La vita di un italiano vale nel momento in cui gli
viene tolta. Il messaggio è: non siete sicuri, vi colpiamo dove e quando
vogliamo". "In Italia abbiamo un sistema che per fortuna, ma soprattutto per
l'impegno dell'intelligence e delle forze dell'ordine e, a valle, della
magistratura, finora ha permesso di tenere sotto controllo la situazione".
Tuttavia, rileva Stucchi, "bisogna avere il
coraggio di dire che una situazione di sicurezza assoluta non è possibile
garantirla. Non bisogna illudere nessuno affermando che non accadrà
assolutamente nulla, ma neppure cadere nella paura paralizzante dell'attentato
incombente. Si deve capire che la situazione è cambiata rispetto a qualche anno
fa e che in termini di sicurezza oggi siamo scesi probabilmente di un livello.
Anche le nostre abitudini, pur non dovendole mutare in modo radicale, sono state
condizionate".
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